Ricordi di Natale

Questo sarà sicuramente un Natale diverso. Un Natale che nessuno di noi si aspettava e si augurava. Per tanti di noi significa passare la giornata lontana dai nostri cari; anch’io, purtroppo, non potrò essere in Roveglia, con i miei genitori. Ho tanti ricordi di giornate di Natale passate con i miei nonni, a cantare “Stille Nacht” (io mi inventavo le parole) davanti all’albero e a mangiare la zuppa d’orzo la cui ricetta risale ancora alla mia bisnonna Babettli. Tempo fa ho chiesto alla mia mamma se mi poteva scrivere qualche aneddoto sui miei nonni quando lei era piccola. Questo mi è particolarmente caro perché ha a che fare con il Lugana ed il Natale. 

Colgo l’occasione per augurarvi a nome di tutto il team Tenuta Roveglia un sereno Natale in armonia ed in salute. 

Racconta mia madre: 

Famigia Zweifel

“...Con la generazione successiva toccò a mio padre (Giusto Zweifel), occuparsi della campagna, cosa che fece con grande passione. Andava in campagna ogni domenica, passava a salutare uno ad uno tutti i contadini, li aiutava in ogni loro necessità, si sedeva a tavola con loro a mangiare polenta e salame e a bere vino. E tornava a casa contento. A quei tempi non si festeggiava il Natale, ma la festa in cui i bambini ricevevano i doni, ovvero Santa Lucia. La mamma passava giornate intere a preparare per ogni bambino un pacchetto con dolci, noci, mandarini e qualche giocattolo. Poi, il giorno di Santa Lucia, i miei genitori facevano il giro di tutti i contadini a distribuire i doni. E in ogni casa venivano accolti con affetto e riconoscenza, venivano invitati a tavola, venivano “costretti” ad assaggiare i salami, le verdure cotte in ‘tecia’ e la polenta, ma soprattutto a bere il vino, offerto con orgoglio. A forza di “Sior Giusto, ancora un bicèr, senta che bon el so vin”, alla fine della giornata non c’è dubbio che di vino ne avessero assaggiato e goduto molto. Il papà allora guidava una enorme Studebaker bianca… e le stradine in campagna erano strette, e costeggiate da fossi. Fu così che in uno di questi rientri a casa, la Studebaker dei nonni finì dolcemente in un fosso. Pare che la nonna, per niente spaventata, avesse detto al nonno: “Che bello, adesso finalmente possiamo riposarci! Ma che buono che era quel vino, ne hai preso abbastanza da portare a casa? “. Il soave riposo dei nonni durò fino a quando i contadini si accorsero dell’accaduto. Arrivarono con un trattore per tirare la Studebaker fuori dal fosso con dentro i nonni frastornati e un po’ brilli, ma felici, e un bottino di Lugana da portare a casa.